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Griglie di valutazione per il colloquio di selezione: il contributo dell'Analisi Transazionale. qui



"Stai dicendo che fino ad ora abbiamo sbagliato tutto?": quando l'aula vive la formazione come un giudizio. Quali opzioni per il Formatore. qui


Comunicare per negoziare: cosa ci dice al riguardo il concetto di okness. qui

"Comunicare prevede che si mostri considerazione per il punto di vista dell'interlocutore anche se non lo si condivide (e non lo si condivide, altrimenti, molto probabilmente, la comunicazione non avrebbe inizio). Mostrare considerazione non significa né essere d'accordo né accondiscendere, ossia aderire passivamente all'altrui punto di vista o per paura o debolezza oppure disinteresse".


  • Conciliare gli inconciliabili:: copioni aziendali e copioni individuali: qui

"Scegliere, in sostanza, vuol dire operare una sintesi tra pensieri, emozioni, convinzioni tra loro contraddittori. Si, è vero, prima ragioniamo, facciamo calcoli, sviluppiamo ipotesi, raccogliamo informazioni. Eppure, raramente giungiamo a delineare un quadro della realtà, presente e futura, che includa immagini e colori tra loro coerenti e che ci indichi in modo affidabile la strada - la nuova strada - da percorrere. Dopo tanto ragionare, alla fine si fa una sintesi e si decide in base all'emozione e al pregiudizio che, in quel momento, prevalgono"


  • Dire "Ho sbagliato" o "E' colpa mia" non risolve i problemi: la strategia degli alibi si infrange contro la realtà: qui

"Gran parte della resistenza ad intraprendere percorsi diversi dai soliti è originata dal fatto che cambiare vuol dire, in buona misura, partire proprio dalla riflessione sugli errori commessi. Il che significa riconoscere che l'insuccesso non è da attribuirsi, almeno non in toto, a fattori esterni: l'ambiente, le circostanze, la sfortuna, l'egoismo e le incapacità degli altri. Si ammette che l'esito imprevisto e indesiderato è dovuto anche ad errori personali".


  • Metterla sul personale: quali rischi, per il professionista: qui.

"Quando prevale l'insistenza si afferma, inevitabilmente, la personalizzazione del lavoro: in tal caso è forte il rischio di sbagliare di più e meglio. Ci si mette, infatti, più energia (semmai dopo aver ingurgitato un paio di video motivazionali) nel riproporre la stessa cosa, cioè proprio quel comportamento che ha portato all'insuccesso, si insiste così nell'assumere sempre lo stesso atteggiamento verso il cliente e ciò nella speranza che accada qualcosa di diverso. Si ripropone con maggiore convinzione e "bravura" l'errore sperando che la reiterazione, da sola, basti a modificare gli esiti indesiderati".


  • I due livelli della Formazione: dai macro-processi collettivi ai micro-processi individuali : qui

"Perciò la formazione, per essere effettivamente un sostegno alle aziende nel loro percorso innovativo, al di là dei macro-discorsi, deve essere in grado di produrre contenuti e linguaggi che siano coerenti con le micro-realtà quotidiane delle singole persone per favorirne il passaggio da vecchie strategie a nuovi modelli comportamentali".


  • La gestione della complessità: la trappola dell'evento unico: qui

"Esiste, in realtà, un fatto così distinto dagli altri? La domanda è evidente che sottende un dubbio sulla consistenza di una causa unica e primaria. Allo stesso tempo con ciò non si vuole intendere che, alla fine, quel che determina gli avvenimenti sia (soltanto) il caso. Si vuole, invece, riflettere sull'ipotesi che a generare gli eventi, che siano macro o micro, concorra un insieme di variabili ognuna con il suo peso ..." 


-L'ingrediente per una mentalità vincente: la consapevolezza. qui

"La mentalità vincente implica l'abbandono delle cosiddette zone di comfort: è un condensato di consapevolezza, che è il contrario dell'agire per automatismi.


-Cosa serve a una squadra per funzionare. qui

"La consapevolezza consente di tradurre in metodo - dunque di rendere riproponibili, verificabili ed eventualmente modificabili - le procedure adottate quando si centra il bersaglio. Allo stesso tempo, dà modo di intervenire quando si è lontani dal bersaglio e di adottare gli opportuni aggiustamenti. O veri e propri cambiamenti".


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-Fino a che punto, in azienda (e non solo), conviene semplificare? qui

"In tal modo la comunicazione sta progressivamente perdendo la sua missione autentica e si sta snaturando rispetto alla sua stessa etimologia: dal "mettere in comune", "condividere", "donare" si trasforma in strumento per sottrarre, dividere, escludere".


-Quando manca l'obiettivo: da "complesso" a "complicato". qui

"Il fatto è che, in generale, definire quale sia il livello più idoneo ad essere assunto come riferimento, per gestire la complessità dell'evento, richiede innanzitutto avere ben chiaro quale è l'obiettivo realizzare. Sembra facile, eppure non sempre la meta appare chiara all'orizzonte. A volte, non si scorge nemmeno, l'orizzonte". 

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