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3. I pregiudizi che ostacolano il cambiamento.
I motivi di questi giudizi a-priori, che spesso non poggiano su alcuna esperienza pregressa, sono molteplici. Si tratta di:
- scetticismo verso la teoria in genere in base al principio diffuso, quanto distorto, sintetizzabile nell'affermazione (che spesso aleggia nelle aule di formazione) "vabbè la teoria, ma la pratica è un'altra cosa". Qui non si vuole controbattere questa convinzione: si desidera soltanto aggiungere che la pratica, senza teoria, è un procedere per prove ed errori (il che non esclude che si debba pretendere dalla teoria una sua coerenza con la pratica, ossia con l'esperienza a cui essa è destinata e per la quale e nella quale deve produrre effetti utili e possibilmente immediati);
- del pregiudizio che possiamo riassumere nel sentirsi unici, che a sua volta poggia sulla convinzione che "vabbè la teoria, ma a me capita tutt'altro. Quello che succede a me accade solo a me". Questo senso di esclusività ha come esito la svalutazione di ogni indicazione (anche il semplice suggerimento di un collega) che non sia riconducibile al proprio schema di riferimento;
- del vivere ogni proposta innovativa come un giudizio/correttivo rispetto al proprio operato;
- del sentire la proposta formativa come una messa in discussione della propria identità, non solo professionale;
- del percepirla, dunque, come una minaccia.