
Il titolo dell'opera forse induce il lettore a dirsi: "Ecco l'ennesima tiritera sulla leadership". Pensiero legittimo: chi non ha già letto qualcosa inerente alla leadership nelle organizzazioni? Questa consapevolezza spinge l'autore a proporre una riflessione del tutto svincolata dai temi che, in genere, ricorrono quando si affronta l'argomento in questione. Queste pagine, infatti, costituiscono una visione diremmo minimalista della leadership, osservata nel suo esercizio quotidiano e, perciò, alle prese con le micro-dinamiche che interessano ogni giorno i professionisti, che operino singolarmente o in team.

Il saggio rappresenta una riflessione su alcune dinamiche che vedono coinvolto l'esercizio della leadership. Non si scrive di carisma, di mission e di quant'altro generalmente vi sia associato. Si considerano, invece, alcuni suoi aspetti che ne caratterizzano la pratica concreta e quotidiana nelle piccole e medie imprese.

Negli ultimi anni "cambiamento" è stata una tra le parole che più ha occupato gli spazi della comunicazione sociale. Tra l'altro, l'argomento ha toccato il suo apice in occasione della pandemia da covid, quando il repentino mutamento del mondo del lavoro e dell'intero assetto sociale ha obbligato tutti ad adottare nuove strategie di approccio sociale, professionale, personale. Parrebbe, perciò, superfluo aggiungere altro alla profusione di parole spese dai vari esperti sul tema. Gli argomenti proposti in queste pagine, infatti, sono solo una messa in ordine di riflessioni sul tema in oggetto e che derivano dalle mie esperienze sia in campo professionale, come formatore aziendale, che personali..

A metà strada tra il saggio e l'autobiografia, Che fortuna essere un Boomer! mette insieme eventi che, con riferimento agli anni '70, riguardano la vita post-adolescenziale dell'autore lasciando particolare spazio alla musica. Non è per questo un testo di critica musicale e nemmeno è un'opera socio-pedagogica tesa ad evidenziare similitudini e differenze tra il presente e il passato. La distanza generazionale c'è, inevitabilmente, ed è impossibile che, di tanto in tanto, non emerga. Quando accade, è solo frutto di un automatismo. La sola ed unica protagonista dell'opera resta la musica. Quella degli anni '70.