A proposito di Eduardo...
Riflessioni su Eduardo De Filippo postate, negli ultimi anni, su Facebook.
27 dicembre 2024
A proposito della versione TV di Natale in casa Cupiello, interpretato da Vincenzo Salemme.
Per quel che mi riguarda, una piatta rilettura dell'originale: esasperati i lati grotteschi, ridotta sensibilmente la portata drammatica. Semplificati alcuni momenti cruciali della narrazione: uno fra tutti il confronto/scontro tra Nicola e Vittorio, qui abbreviato e sminuito fino a farlo sembrare un banale alterco. E poi, Tommasino ridotto a macchietta, a discolo, a ragazzotto immaturo e approfittatore. Tommasino è una figura centrale, invece; è, a modo suo, il solo argine all'ignavia e all'immaturità di Luca Cupiello. La stessa ignavia che ha costretto Mariuccia a sposare Nicola e che gli impedisce non già di comprendere ma nemmeno di accorgersi del dramma vissuto dalla figlia. Dramma che egli, annebbiato dalla sua pigrizia mentale, scambia- o vuole scambiare- per semplice espressione del carattere della figlia.
E mettendo da parte la recitazione…quella di Salemme la conosciamo: accelerata, eccessiva, tesa a prevaricare sulle prestazioni degli altri protagonisti. E anche qui non si sposta di una virgola dal suo inconfondibile e, evidentemente, inossidabile stile. Eppure, in alcuni passaggi, sarebbe stato necessario un cambio di rotta:, anche per dare un segno inequivocabile e concreto del rispetto- tanto dichiarato- verso Eduardo. Non sarebbe stato imitarlo, bensì seguirlo. Aderirvi. Mostrarlo, mettendosi-almeno per un po'- da parte. Ma "veramente" da parte e non solo a chiacchiere.
Insomma, rilettura, questa, fatta alla ricerca del consenso e del facile applauso. Operazione commerciale certamente riuscita. Artistica, un pò meno...
22 novembre 2024
Non mi sono mai incontrato con la poesia. Limite tutto mio, ovviamente. Eppure sono in grado di emozionarmi di fronte alle parole: alle belle parole o, meglio, alle "parole belle", quelle che sottendono emozioni, pensieri, ricordi, che racchiudono storie, che annunciano speranze e desideri. Penso ad alcune (tante) pagine di Proust, o di Virginia Woolf, oppure di Italo Calvino. O altre e altre ancora. Ma la poesia, in sé, no. Non riesco a restarne colpito. Limite mio, ripeto.
Diverso, molto diverso, è quel che mi accade con le poesie di Eduardo. Le sole.
Forse è che mi emoziona il dialetto napoletano, certamente il suo dialetto. Scarno ed essenziale come il suo volto e al pari dei suoi gesti da grande Attore. Scarno ed essenziale eppure pieno di significati, di emozioni, di armonia. Di bellezza. Questa sì, grande.
20 settembre 2024
Nel capitolo intitolato Leggerezza incluso nelle sue "Lezioni americane", Italo Calvino indica nella leggerezza la qualità necessaria al linguaggio narrativo per elevarsi al di sopra della pesantezza della realtà e non per dimenticarsene in un impeto di frivolezza, ma, anzi, per meglio osservarla, comprenderla, raccontarla. Poterla amare o odiare. Con cognizione di causa.
La leggerezza, perciò, responsabilizza chi scrive e chi legge. La leggerezza non è per chi vuole distrarsi.
La leggerezza appartiene al linguaggio di Eduardo De Filippo. Al suo dialetto. Quella lingua napoletana sempre tesa verso il gioco, la presa in giro, la metafora irriverente o semplicemente scherzosa e che, nonostante l'apparente ed ingannevole disimpegno, riesce a descrivere, sinteticamente e pragmaticamente e mirabilmente, fatti e comportamenti critici, problematici, a volte drammatici.
Questo è Eduardo. Questo è il dialetto napoletano..


3 gennaio 2024
È vero che un autore non ha il monopolio del testo che ha prodotto. Questo non vuol dire che se ne possa fare scempio. Ritengo che sia proprio quello che è accaduto con Non ti pago, versione De Angelis- Castellitto. La libera interpretazione di un testo dovrebbe arricchirlo con nuove prospettive, dovrebbe svelarne sensi e significati ulteriori e non, invece, ridicolizzarlo. Speriamo che finisca qui, questo maltrattamento in tv delle opere di Eduardo.
(le musiche, le musiche...sembravano rubate a un malriuscito film di Emir Kusturica).
22 dicembre 2022
A proposito di Filumena Marturano, RAI 1, 20 dicembre 2022.
A quanti livelli si può discutere del film con Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera?
Se lo si considera nel suo essere un film, appunto, allora entrano in gioco i gusti personali. E a me, personalmente, questo genere di prodotto tipicamente italiano – sospiri, tristezza, musica che pare sempre la stessa in ogni film (violino o pianoforte, pianoforte o violino) riciclata per l'occasione, macchiettismo, attori che leggono invece che interpretare, corpi immobili mentre le voci si alterano o viceversa-…non piace. Perciò, in questa prospettiva, il film non mi è piaciuto, anche se ho apprezzato gli sforzi di Massimiliano Gallo di inseguire un personaggio più grande di lui e non ho apprezzato il tentativo (forse inconsapevole) di Vanessa Scalera di adattare a se stessa (voce, corpo, ventaglio di espressioni disponibili alquanto ridotto – praticamente sempre una, quella di chi ha acidità di stomaco, tranne rari sprazzi di sorrisi forzati che sembravano elargiti a pagamento) un personaggio non semplicemente più grande, ma grande in assoluto.
E qui mi viene di passare ad un secondo livello, quello di un'opera d'arte che poggia interamente su un personaggio – Filumena Marturano, ovviamente – che si stacca dall'opera stessa e dallo stesso autore (Autore) per assumere vita propria, così come accade ai grandi personaggi della letteratura: mi vengono in mente al riguardo Amleto, Faust, Gregor Samsa, Madame Bovary, Anna Karenina…. Perciò chiunque si cimenti nella loro interpretazione, lo fa (e lo deve fare per onestà intellettuale) consapevole che il confronto sarà inevitabile. Il confronto non con l'autore (non con Eduardo, nella fattispecie) che resta sullo sfondo, che si relega a semplice pretesto per dare origine al personaggio. Il confronto, ben più impegnativo, è con il personaggio, con il suo senso, con il suo significato, con la simbologia di cui si fa portatrice o portatore.
Perciò, credo, che non si possa osservare Filumena Marturano come semplice film. Come semplice opera che rimanda, bene o male, all'originale. Lo si può fare, forse, con Natale in casa Cupiello, con Napoli Milionaria, pur essendo queste maestose. Pure con Sabato, Domenica e Lunedì, con Questi fantasmi … ma con Filumena no, con Filumena o si è in grado, veramente in grado, di comprenderla, accoglierla in sé e, allo stesso tempo, mettersi al suo servizio, oppure è preferibile lasciarla in pace.
Filumena Marturano non è un'opera che si legge. Si contempla. E ogni tentativo di portarla in vita, attraverso la recitazione, deve esprimere questa contemplazione.