"Si svegliò dopo un poco. Intorno a lei c'era pieno silenzio. Ma ai confini della città, dei cani quasi afoni urlavano nella notte muta. Janine rabbrividì. Si rigirò ancora, sentì contro la sua la spalla dura del marito, e d'improvviso, semiaddormentata, si rannicchiò contro di lui. Andava alla deriva nel sonno senza profondarvi; s'aggrappava a quella spalla con inconscia avidità, come al suo porto più sicuro", L'adultera, p. 107.

"Marcel si mosse un poco come per accostarsi a lei. No, egli non l'amava; semplicemente aveva pura di ciò che non era lei, e da tempo avrebbero dovuto separarsi, e dormire soli fino alla fine. Ma chi può dormire solo? Lo fanno alcuni uomini he la vocazione o la sventura hanno separato dagli altri, e che allora ogni ser si mettono a letto con la morte", L'adultera, p. 108.


"Che guazzabuglio, che guazzabuglio! Bisogna mettere un po' d'ordine in questa testa. Da quando mi hanno tagliato la lingua, un'altra lingua, non so, mi si agita senza posa nel cranio, qualcosa parla, o qualcuno che tace all'improvviso e poi tutto ricomincia, oh sento troppe cose che però non dico, che guazzabuglio, e se apro bocca, è come un rumore di ciottoli smossi. Ordine, un po' d'ordine, dice la lingua, e nello stesso tempo parla d'altro…", Il rinnegato o una mente confusa, p. 112.

"Dormono, d'un sonno senza pesi, e non appena svegli comandano, colpiscono, dicono di essere un sol popolo, e il loro dio è il vero, e bisogna obbedire. Sono i miei signori, ignorano la pietà, e, da signori, vogliono star soli, avanzare soli, regnare soli, perché soli hanno avuto l'audacia di costruire nel sale e nelle sabbie una città torrida e fredda. Ed io…", Il rinnegato o una mente confusa, p. 117.




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