Albert Camus, Il diritto e il rovescio, ( L'enverse ed l'endroit, 1958), tr, Yasmina Mélaouah , Bompiani, 2018.


"…l'opera di un uomo altro non è che il lungo cammino per ritrovare attraverso le vie dell'arte le due o tre immagini semplici e grandi sulle quali il cuore una prima volta si è aperto", p. 14.

"I giovani non sanno che l'esperienza è una sconfitta e che per sapere qualcosa bisogna perdere tutto", p. 18.

"E se allora amavo donandomi, alla fine ero me stesso poiché solo l'amore ci restituisce a noi stessi", p. 23.

"Lei, piantata lì al centro, coperta di sudore, si ergeva con la sua mole colossale, gonfia nell'abito giallo traforato. Come una dea immonda che sorge dalle acque, la fronte ottusa e bassa, gli occhi infossati, viveva soltanto nel lieve sussulto del ginocchio come ne hanno i cavalli dopo la corsa. In mezzo alla gioia fremente che la circondava, era l'immagine ignobile ed esaltante della vita, con la disperazione dei suoi occhi vuoti e il sudore denso del ventre", p. 42.

"No, se il linguaggio di quei paesi si accordava con ciò che risuonava profondamente dentro di me non era tanto perché rispondeva alle mie domande ma perché le rendeva inutili […] Non c'è amore di vivere senza disperazione di vivere", p. 44.




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