Albert Camus, I giusti (Les Justes, 1950), tr. Françoise Ousset, in Tutto il teatro, Giunti, 2018.


"Kaljaev: «Non avrò debolezze. Dì ciò che pensi».

Dora: «Ebbene, l'attentato, il patibolo, morire due volte, è la cosa più facile. Avrai abbastanza coraggio. Ma in prima fila… (Tace, lo guarda, sembra esitare) In prima fila, tu lo vedrai».

Kaljaev: «Chi?».

Dora: «Il Granduca»,

Kaljaev; «Appena un secondo».

Dora: «Un secondo durante il quale lo guarderai! Oh, Janek, bisogna che tu sappia, bisogna che tu sia avvertito! Un uomo è un uomo. Il Granduca forse ha degli occhi buoni. Lo vedrai grattarsi l'orecchio e sorridere allegramente. Chissà avrà sulla guancia un taglietto di rasoio. E se ti guardasse in quel momento…»", p. 265.


"Dora: «Apri gli occhi e sii pur certo che l'Organizzazione perderebbe potere e influenza se tollerasse, un solo istante, che i bambini fossero straziati dalle nostre bombe».

Stepan: «Non ho il cuore abbastanza tenero per queste sciocchezze. Il giorno che ci decideremo a dimenticare i bambini, allora sì che saremo i padroni del mondo e che la rivoluzione trionferà».

Dora: «Quel giorno la rivoluzione sarà odiata dal tutta l'umanità».

Stepan: «Poco importa, se noi l'amiamo tanto da imporla a tutta l'umanità».

Dora: «E se tutta l'umanità rinnega la rivoluzione? E se tutto il popolo, per il quale lotti, rifiuta di vedere ammazzare i suoi bambini? Dovremo forse colpire anche lui?».

Stepan: «Sicuro, se è necessario, e finché abbia capito. Anch'io amo il popolo».

Dora: «Non è questo il volto dell'amore»,

Stepan: «Chi l'ha detto?».

Dora: «Io, Dora».

Stepan: «Sei donna e ti fai un'idea infelice dell'amore».

Dora: «Me ne faccio una certa della vergogna»", pp. 280-281.


"Dora: «Janek accetta di uccidere il Granduca perché la sua morte anticiperà i tempi in cui i bambini russi non morranno più di fame. E già, non è così facile. Ma la morte dei nipoti del Granduca non impedirà a nessun bambino russo di morire di fame. Anche nelle stragi c'è un ordine, ci sono dei limiti»", p. 283.




"La Granduchessa, piano: «Non sono vostra nemica».

Kaljaev, con disperazione: «Lo siete come lo sono tutti quelli della vostra razza e della vostra classe. C'è qualcosa di più abbietto del criminale, ed è chi lo spinge al crimine per il quale non era nato. Guardatemi. Vi giuro che non ero nato per ammazzare»", p. 332.


"Dora, andando verso la finestra: «Amare, sì, ma essere amata!... Ma no, bisogna andare avanti. Ci si vorrebbe fermare. Avanti! Avanti! Si vorrebbe stendere le braccia e lasciarsi andare. Ma questa sudicia ingiustizia si attacca a noi come il vischio. Avanti! Eccoci condannati a esser più grandi di noi stessi. Gli esseri, i volti, ecco cosa si vorrebbe amare. Meglio l'amore che la giustizia! Ma no, bisogna andare avanti. Avanti, Dora! Avanti, Janek! (piange). Ma lui è vicino alla meta»", p. 348.


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