Ruolo e compiti della leadership nella gestione del successo
per non finire dalle stelle alle stalle
Alfonso Falanga, 1 ottobre 2023

"...una difficoltà non da poco consiste nel coinvolgere il gruppo nell'analisi del successo e a farlo con la stessa attenzione con cui ci si dedica all'approfondimento delle cause dell'insuccesso. Quando si fallisce il bersaglio, infatti, chiedersi Dove abbiamo sbagliato? risulta meno impegnativo – una sorta di prassi consolatoria e assolutoria- che domandarsi A cosa è dovuto il nostro successo?".
La crisi dopo il successo: le stalle sono in agguato.
Chi pratica e ha praticato sport a livello agonistico, da
istruttore e coach, sa bene che, quando la
squadra vince, il momento più delicato è il dopo: l'appena dopo.
Così come il leader di un team di lavoro è consapevole che, centrato
l'obiettivo aziendale, una difficoltà non da poco consiste nel coinvolgere il
gruppo 1) nell'analisi
del successo e a farlo con la stessa attenzione con cui ci si dedica
all'approfondimento delle cause dell'insuccesso. Quando si fallisce il
bersaglio, infatti, chiedersi Dove abbiamo sbagliato? risulta
meno impegnativo-una sorta di prassi consolatoria e assolutoria-che domandarsi,
invece, A cosa è dovuto il nostro successo?
Che si tratti di sport o di azienda o di altro settore, insomma,
la variabile comune è il successo. Da intendersi, per quel che ci riguarda,
come passaggio da una condizione carica di tensione e fortemente ansiogena ad
un'altra più gratificante, più produttiva, più motivante. In tutti i casi si
è realizzato l'obiettivo via da… Via dalla paura della sconfitta. Via dal timore
di un calo di produzione (nei casi più critici, via dalla paura di perdere il
lavoro). Via da rimproveri, sensi di colpa, cali di autostima, insonnie, mal di
testa, gastriti, ecc.
Proprio per questo, l'euforia della vittoria può essere
seguita da una fase di rilassamento, di regressione, di adagiamento sugli
allori e da una sopravvalutazione della propria esperienza- individuale e
collettiva- che conduce a ritenerla comprensiva di ogni altra possibile
esperienza. Quel passato appena concluso contiene, nell'ottica dei vincitori,
anche il presente e il futuro: la convinzione di fondo, in genere, è: "Abbiamo centrato il bersaglio perché siamo stati bravi. Così sarà sempre e
comunque".
Quando questo accade, al successo può seguire una fase di chiusura
del collettivo verso l'esterno, dove per tale si intende non solo l'ingresso di
eventuali nuovi membri ma anche, ad esempio, formazione e aggiornamento (sono i
casi in cui la formazione è vissuta dal team come un giudizio sul proprio operato), o
semplici osservazioni da parte della leadership oppure critiche ed anche se costruttive. La
squadra, in tal modo, diventa autoreferenziale ossia tende a riproporre
costantemente se stessa nella forma e nei contenuti (metodi, strategie, modelli
di pensiero, stili relazionali) e ciò a dispetto di eventuali mutamenti sia
interni che esterni che richiederebbero, invece, cambi di rotta o comunque una
riflessione sulle strategie adottate fino a quel momento.
In queste circostanze, al fine di anticipare o
arginare chiusure e regressioni, si rivela fondamentale il ruolo della leadership 2): gli strumenti di cui il leader dispone per centrare il suo bersaglio sono consapevolezza, programmazione e
comunicazione.
"La squadra non è chiamata semplicemente a pensarla in altro modo rispetto al passato. Si tratta di assumere un nuovo modello di pensiero che non deriva solo da un atto decisionale bensì nasce dal porsi nuove domande: se, prima, il team si interrogava sulle proprie competenze (chi possiamo essere, fin dove possiamo arrivare), il quesito, dopo, riguarda la propria identità (chi vogliamo essere)".
Consapevolezza di cosa?
-ruoli: mai come in questa circostanza, è fondamentale che il leader sappia qual è il suo ruolo e quali i
comportamenti da tenere verso la squadra.
Certo, è lecito supporre che una leadership che abbia guidato il team verso il successo disponga di questa consapevolezza. Eppure, non guasta un surplus di attenzione sui propri atteggiamenti, dunque del proprio stile di leadership onde evitare confusioni di ruoli e derive.
-dall'obiettivo allo scopo: la consapevolezza riguarda anche il cambio di prospettiva da
favorire nel team, traghettandolo dall'obiettivo allo scopo (qui info
su obiettivo e scopo).
La squadra non è chiamata semplicemente a pensarla in altro modo rispetto al
passato. Si tratta di assumere un nuovo modello di pensiero che non deriva
semplicemente da un atto decisionale bensì nasce dal porsi nuove domande: se,
prima, il team si interrogava sulle proprie competenze (chi possiamo essere, fin dove possiamo arrivare), il
quesito, a questo punto, riguarda la propria identità (chi vogliamo essere).
I vantaggi di questo mutamento di prospettiva sono:
▸proiettare l'attenzione e l'energia della squadra
verso il futuro;
▸spostare il mirino dall'obiettivo – restare
focalizzati esclusivamente e continuativamente sul bersaglio produce tensioni e
ansie, anticamere della regressione – ad una visione di insieme del percorso da
compiere. Una visione, cioè, che comprenda passato, presente e,
appunto, il futuro, che includa quel che è stato fatto e quel che c'è ancora da
fare.
Svantaggio:
▸è quello di cui, di solito, bisogna tener conto nel
momento che entra in gioco l'identità, che sia individuale o - come in
tal caso- collettiva: ogni invito a nuovi modelli di pensiero e di azione
rischia di essere interpretato come messa in discussione di ciò che si è stati
e di ciò che si è. Con le conseguenziali resistenze. A tal proposito, diventa
fondamentale l'utilizzo, da parte della leadership, di una
comunicazione efficace.
-programmazione.: non si vince se si improvvisa: la realizzazione del successo va programmata. La programmazione ha come orizzonte:
1. l'obiettivo da raggiungere. Si tratta di una programmazione a breve o medio
termine: cosa fare, come, quando e perché.
2. lo scopo (purpose o mission): ovvero cosa il team vuole essere. E' una questione di
identità, di cultura, di clima, di rapporto con l'ambiente esterno.
Lo scopo non ha termine: anzi, si rinnova ogni volta che sembra che si sia
giunti ad una conclusione.
Si tratta di una programmazione continua che prevede,
praticamente, interventi di monitoraggio: quali strumenti adottare al riguardo,
con quale cadenza, con quali aspettative, quali interventi da apportare per
eventuali aggiustamenti e modifiche e, cosa molto importante, per prevenire momenti
di regressione.
-comunicazione: la consapevolezza,
come accennato, richiede che la leadership adotti una
comunicazione efficace ed efficiente. Qui intendiamo per tale la una
comunicazione che:
▸sia proiettata verso il futuro;
▸sia focalizzata sui comportamenti, non sui
caratteri;
▸sia inclusiva e partecipativa, pur nel rispetto
dei ruoli;
▸non imponga né chieda. Che sia, dunque, relazione.